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La Stimolazione Cerebrale Profonda (Deep Brain Stimulation) nella Malattia di Parkinson

1 – Quali sono i Pazienti che possono beneficiare dell’intervento chirurgico di stimolazione cerebrale profonda nella Malattia di Parkinson?

–       I pazienti che presentano una malattia di Parkinson da almeno 4-5 anni e rispondono bene alla terapia con la levo dopa e i dopamino agonisti. Va ricordato che la diagnosi di malattia di Parkinson è per lo più clinica e si basa inoltre sull’evoluzione temporale della stessa. Generalmente vengono indirizzati al trattamento chirurgico i soggetti che manifestano le complicanze della terapia dopaminergica ed in particolare le discinesie, le distonie ed i blocchi motori. I pazienti con malattia di Parkinson elegibili all’intervento di stimolazione cerebrale, prima dell’intervento chirurgico devono essere sottoposti a Risonanza cerebrale nucleare per escludere possibili patologie cerebrali.

2 – Fino a che età è possibile eseguire l’intervento chirurgico?

–       L’età che generalmente viene considerata limite è i 70 anni. Ma questa soglia deve essere valutata attentamente riguardo alle caratteristiche cliniche del paziente. Oggi in realtà si considera più l’età biologica rispetto a quella anagrafica. I dati clinici, cognitivi e le caratteristiche del parenchima cerebrale valutati attentamente condizionano l’indicazione all’intervento chirurgico. Va aggiunto che, poiché l’intervento chirurgico influenza in maniera positiva i sintomi motori con beneficio evidente sulla qualità della vita ma non blocca la progressione della malattia, andrebbe considerato come parte integrante della gestione terapeutica multidisciplinare nei pazienti più giovani.

3- Come viene eseguito l’intervento chirurgico?

–       L’intervento di stimolazione cerebrale profonda consiste nel posizionamento di elettrodi, del diametro di circa 1 millimetro, in nuclei di sostanza grigia, all’interno del cervello e precisamente nei nuclei della base. Per ottenere un posizionamento preciso si utilizza una tecnica stereotassica che necessita la localizzazione di reperi fissi sul cranio. Questo può essere fatto con un casco stereotassico e negli ultimi anni anche senza questo (tecnica frameless), utilizzando piccole viti che vanno inserite sul cranio. L’intervento chirurgico consiste in una prima fase che viene generalmente eseguita con paziente sveglio (awake surgery), monitorato con la registrazione delle cellule dei nuclei della base e successivamente con la stimolazione delle stesse per individuare, durante tale fase, gli effetti benefici della stimolazione, gli eventuali effetti collaterali e la soglia di stimolazione. Segue un secondo momento, in anestesia generale, durante il quale gli elettrodi posti nei nuclei verranno collegati ad un pacemaker collocato in regione sovraclaveare.

4 – Quali sono i target che si utilizzano generalmente?

–       I nuclei bersaglio della stimolazione cerebrale profonda sono delle strutture di sostanza grigia (neuronale) che si trovano in sede cerebrale profonda, i cosiddetti nuclei della base. La stimolazione cerebrale profonda nei pazienti con malattia di Parkinson viene condotta generalmente bilateralmente. I nuclei più utilizzati sono il subtalamico (STN) e la porzione interna del globo pallido (GPI). La loro stimolazione ad alta frequenza riesce a rimodulare la patologica alterazione elettrica del network che controlla il movimento. La stimolazione cronica del nucleo subtalamico consente, nel post-operatorio di ottenere una riduzione, anche importante della terapia con i dopamino agonisti.

5- Il pacemaker che invia lo stimolo agli elettrodi deve essere sostituito ed ogni quanti anni?

–       La vita del neurostimolatore o pacemaker è variabile, in genere intorno a 3-6 anni e dipende molto dall’entità dei parametri di stimolazione. Oggi sono presenti sul mercato anche neurostimolatori ricaricabili che hanno una durata più lunga ma necessitano di un’attenta compliance da parte del paziente e del caregiver e quindi vanno impiantati secondo criteri clinici molto scrupolosi e su indicazione dei clinici curanti.

Dott. Riccardo Antonio Ricciuti
Direttore U.O.C. Di Neurochirurgia – ASL di Viterbo